sabato 22 settembre 2007

Palestina: che errori!

Dopo le due manifestazioni sulla Palestina si può ora a "bocce ferme" riflettere sui motivi le cause e gli errori. Innanzitutto suggerirei la lettura di "Vittime" di Benny Morris, un'israeliano che questo libro fa una storia sulla formazione del focolare nazionale in Palestina, a scapito dei residenti locali a forza di acquisti in toto di interi lotti di terra, dove insediare le colonie, ma soprattutto per aver fatto alzare almeno le sopracciglie sia ai suoi connazionali che ai palestinesi di qualunque provenienza sia politica che religiosa. Dopo averlo letto (come ho fatto io) probabilmente una riflessione attenta avrebbe dovuto portare a una diversa concezione nel dimostrare la solidarietà al popolo paelstinese: infatti due dimostrazioni non servono (soprattutto se con i toni di quella romana) in quanto non si fa un favore ai due popoli o meglio alla parte di loro che vuole la pace e la costruzione dei due Stati (non è un'idea originale sapete, era previsto negli accordi fra le nazioni, sponsor gli inglesi come testimonia anche Toynbee storiografo e facente parte della delegazione del suo paese come esperto delle cose mediorientali, ma poi per ignavia e superficialità strafottente se ne è costruito solo uno), confinanti e conviventi da buon vicini, ma se si accentuano i contrasti, già ora forti si uccide la speranza. Di errori e colpe in Palestina l'Occidente ne ha commessi tantissimi, ma nell'ottica dei blocchi potevano starci (il mondo arabo nelle sue espressioni radicali era finanziato dall'Urss, mentre Israele e alcuni paesi arabi lo erano dagli USA). I palestinesi, poi, erano una delle più laiche società che si poteva in trovare in quello scacchiere (insieme all'Irak, che fra parentesi è una finzione perchè fu voluta dagli inglesi e i loro alleati che si "industriavano" a creare Stati là dove non ne esistevano mettedo insieme tribù e religioni incociliabili, un'esempio il Libano, come la Storia recente ha poi dimostrato)l'OLP era di matrice socialista e nazionalista e quindi gli integralismi religiosi non avevano spazio: anzi chi finanziò i radicalismi religiosi furono proprio gli occidentali e gli israeliani, di fatto agevolandone la crescita in funzione anti OLP, ed ora se li trovano davanti come nemici. Quindi con queste premesse non si può non capire che fare gli interessi del martoriato popolo palestinese, che più di una volta ha fatto da specchio per le allodole conto terzi ed è stao messo sull'altare sacrificale per operazioni che venivano decise in altre capitali, non significa criminalizzare il popolo israeliano nè chi questa guerra a bassa intensità non la vuole. Il problema è come al solito delle elités al potere che per una malintesa supremazia politico-militare (anche se ora attenuata dagli hezbollah che hanno dimostrato come cannoni ed aerei non servono contro miliziani armati ed addestrati che hanno l'appoggio della popolazione della zona, così come certo non ci si fa amare se poco prima di sospendere le ostilità si riempiono di cluster bomb il terrono di scontro), ci si permette di affamare un'intero popolo. Non servono manifestazioni "contro" ma "per": una reale volontà di pace spingerebbe i due popoli a parlarsi (soprattutto ora che l'Amministrazione avventurista americana è ridimensionata sia in seguito al pantano irakeno che alla sconfitta elettorale in USA), e a mettersi inotrno ad un tavolo, altro non serve alla pace, e le vendette (inneggiandovi) non hanno mai pagato, anzi non fanno altro che acuire l'odio. Io ho già detto che mi fa orrore che la mattanza palestinese e che deve finire, che le logiche di scontro non pagano, che tenere segregato un'intero popolo non rende migliori di chi ha li ha perseguitati in passato, che lo scontro di civiltà è un'invenzione comoda che serve a dominare al proprio interno nei paesi occidentali, che si devono accentuare i segnali di dialogo fra le parti, che le manifestazioni, infine, settarie fanno il gioco dei guerrafondai, così come anche quelle buoniste non sono meglio, perchè alla fine lasciano il sapore in bocca del giustificazionismo (un pò come la satira, se faccio ironia a destra la devo fare per forza a sinistra): mai come ora vale il motto "FATTI NON PIU' PAROLE" la Palestina vuole pace..... null'altro.

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