sabato 22 settembre 2007

Ecuador vince la sinistra

Ormai è inarrestabile la marea che in tutto il subcontinente americano porta la sinistra al potere sintomo di un'allontanamento, ormai, accentuato dagli USA e dalla loro sfera d'influenza. In Ecuador il candidato di sinistra vince e, in un paese instabile e povero, apre nuove speranze in una via alternativa alla solita ricetta liberistica che per anni le istituzioni internazionali e gli stessi vicini nordamericani hanno propinato aggravando, semmai fosse possibile, ancor di più la forbice di povertà e ricchezza porpria di questi paesi. Che sia la fine del "secolo americano"? Ho i miei dubbi, come ho dei dubbi che i nordamericani lascino la presa così facilmente vista la necessità di avere un giardino di casa che non sia loro ostile, e quindi vedremo se sapranno accettare il ridimensionamento o si ricomincerà con le politiche (stile nicaragua) che dovrebbero riportare questi paesi nella loro orbita; se i nuovi governanti sapranno gestire la cosa pubblica, e marcare la differenza con i loro predecessori, allora potremo sperare che questa regione, bellissima e piena di storia, del globo potrà rinascere a nuova vita e vedere compiuto il sogno di Bolivar, e Che Guevara. Nessuno pens a paesi "socialisti" ma al meno che la fortissima ingiustizia sociale sia ridimensionata che le risorse siano redistribuite diversamente, che si tenga in conto, diversamente dal passato, che un'altra via è possibile fra capitalismo e sovietizzazione, e che questa via passa dal peso che la comunità latino-americana saprà acquistare prima nella credibilità e poi sull'equità fondamentali affinchè il processo di riforma vada avanti su una strada diversa da quella percorsa finora e soprattutto sarà importante il non contare proprio su quelle istituzioni (FMI, Banca Mondiale) spesso strumento di politiche egemoniche che li hanno asserviti ed impoveritie, creando una rete solidaristica con gli altri paesi della zona che stanno anch'essi avanzando su questa strada (vale anche per noi in Italia, dove da un lato abbiamo una crescente povertà e dall'altro una crescente ricchezza, cui si aggiunge la lontananza delle elités al potere dalla gente comune, e da questi paesi se va in porto l'esperimento, avremmo qualcosa da imparare): questa è la sfida e questa è la speranza. Un'America latina che cammini sulle sue gambe significa anche una maggiore libertà e differenziazione di modelli e approcci politico-economici per l'Europa.

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