lunedì 17 settembre 2007

Bocca della verità

Chi ha sentito, come me, ieri ieri sera G. Bocca intervistato alla trasmissione RAI di Fazio, deve aver fatto un salto dalla sedia per le sue dichiarazioni estremamente dure nei confronti di Napoli, ma ha ragione o ha torto?In due parole è difficile dirlo, però se guardiamo gli ultimi 50 anni di vita italiana, in generale, e della città di Napoli, in particolare, un dubbio almeno ai più sensibili viene. Napoli è sempre stata problematica, ed ha sempre vissuto sulla lama di coltello fra legalità ed illegalità, fra un senso di fatalismo ed un senso di rabbia contro gli il destino infame, fra ricchezza estrema e altrettanta povertà, è una delle poche città dove gli estremi si toccano fisicamente. Pur essendo dure le parole Di Bocca da questo punto di vista non sono da biasimare, infatti se guardiamo attentamente la storia recente della città ci sono tre fattori che hanno portato alla situazione attuale: Primo, non c'è mai stata una borghesia "illuminata" che avesse a cuore i destini della città e facesse da motore alla sua (ri)nascita trascinandosi dietro gli altri ceti sociali; le classi politiche fin dall'unità d'italia hanno considerato il sud, e quindi anche Napoli, come alla stregua di un mercato economico/coloniale dove da un lato c'era manodopera a basso costo, dove era conveniente investire, dall'altro non lo si faceva per il benessere della città ma solo per l'utile di chi vi metteva dei soldi (in genere però erano soldi pubblici, quindi rischio zero), in realtà tradendo la vera vocazione della città ossia culturale e di conseguenza turistica, non di certo industriale. E' vero fiumi di denaro vi sono arrivati in questi decenni, ma è anche vero che niente alla città è rimasto di esso altri ne hanno beneficiato (compresi coloro che al nord che opportunisticamente correvano dietro al fiume di denaro poi una volta presa la propria parte, via di corsa... a casa) non certo la città ed i suoi cittadini, vere vittime del gioco. Nel corso dei secoli, essendo stati dominati sempre da governi stranieri i napoletani (non fidandosi di costoro) hanno sviluppato quella indifferenza e quella cosa chiamata "arte di arrangiarsi" al limite della strafottenza (lo uso non come dispregiativo) che li ha portati a sopravvivere in momenti bui della storia dello stivale (non so quanti altri popoli o città ci sarebbero riusciti, non molti credo), uscendone malconci ma sempre meglio di chi questa capacità non aveva, e che li portava a fare a meno delle autorità e delle leggi vigenti in quel momento, dando colore a queste caratteristiche, quel colore che, nel mondo in tanti amano ed in alcuni casi invidiano, che erano e rimanevano "corpi estranei" della società partenopea. Certo non sono mancati gli afflati risorgimentali, certo ha conosciuto le sue rivoluzioni, ma sono rimaste sempre staccate, oserei dire elitarie rispetto alla città che come primo obiettivo aveva, ancora il vivere ed il sopravvivere giornaliero e quando hai di questi problemi poco importa chi comanda o poco importano gli ideali, per quanto affascinanti siano, quello che conta è il "passare della nottata"...... Nessuno, e dico nessuno, ha mai aiutato la città dallo stato in cui era quando fu fatta l'unità d'italia, la classe politica (quanti sanno del grande patto fra la borghesia del nord e i latifondisti del sud sul lasciare tutto così com'era, e sul potere in questo modo ripartito che si è costruita l'annessione del sud al resto del regno piemontese), pur ponendosi il problema di ancorarla al resto dello sviluppo del paese, non ha colto il senso della reale volontà dei napoletani, che hanno vissuto tutto ciò, come avveniva con i precedenti governanti preunitari, come calato dall'alto e quindi sospettabile e su cui non contare. Da questa stratificazione si è poi sviluppato tutto il tumore che ha portato alla situazione attuale di cui tutti sono responsabili, compresi i napoletani. La città è una polveriera? probabile. Ci vuole l'esercito in città per riappropriarsi di una zona del paese "extraterritoriale"? si. Ci vuole un progetto (l'ennesimo) per ridare speranza alla città? si. Ci vuole un ricambio della classe politica (ma anche economica e borghese)? E', a dir poco, auspicabile. Non ci vuole il solito fiume di denaro attorno a cui tutti (e dico tutti) accorreranno per aumentare le proprie ricchezze, a scapito della città? Si non ci vuole se arriva con queste premesse, anzi aumenterà la sfiducia e l'indifferenza dei napoletani. Cosa serve: non tanto. Innanzitutto la vera speranza di uscire dal tunnel millenario (per colpa sua ma anche di altri) in cui si è cacciata, ma è anche giusto dire è stata cacciata; poi non servono fiumi di denaro, ma soldi mirati consegnati a persone ed enti, che devono essere supercontrollati è chiaro e con procedure certe di assegnazione, per ricostruire le strutture civili della città a partire dalle scuole (vero terreno di coltura del più grande nemico delle varie mafie, la cultura della legge e della'appartenenza), ai quartieri (che devono avere luoghi di aggregazioni e non essere solo case per dormire e farsi), dal lavoro (non più su raccomandazione del politico di turno) per i giovani ad una seria politica occupazionale che investa la città, da uno sviluppo del turismo ad un'accoglienza degna di un paese civile, dalla sicurezza dei cittadini ad un serio intervento per recidere i legami fra politica e malaffare e fra quest'ultimo e la città (leggi, ci vogliono leggi non indulto: si deve ridare la certezza della pena), in modo che un ragazzo dei quartieri non sia di fronte alla tre, attuali, aternative: disoccupato a vita ufficiale (ma l'arte di arrangiarsi lo aiuta e quindi non muore di fame), preda delle cosche, emigrare in altri lidi (altro che mobilità sociale prima mettiamo le radici e poi si mandano via le braccia), un ricambio della classe politica generazionale, e l'obiettivo di eliminare l'assistenza ma incentivare il welfare e le occasioni di lavoro (in quella città di cose da fare ce ne sono); Uno Stato che non sia solo il CC (con tutto il rispetto per l'Arma), il prete, il politico (più interessato ai voti che al bene della città), ma sia altro molto altro: in una parola sia sentito proprio dai cittadini, e sul quale possano contare sul serio, e non a Roma (da napoli è sulla luna la Capitale) queste sono alcune cose, tante altre ancora potrebbero essere fatte sennò nessuno potrà dire che non ha ragione Bocca nel dire quello che dice e abbiamo torto tutti nel non avere la forza di smentirlo con i fatti

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