domenica 23 settembre 2007

Iraq, Somalia, Afganistan: la vera strategia? lo status quo!!

L'impressione che si ricava dalla strategia che assume l'Amministazione americana è quella del andare avanti a testa bassa, come accadde in Vietnam, senza curarsi dei costi e delle perdite e soprattutto dei danni all'immagine che il paese "campione" della libertà ne sta ricevendo nonchè della stanchezza della gente che proprio non ne può più. I motivi? diversi, innazitutto economici: dall'Afganistan passano molti oleodotti e gasdotti (uno in costruzione) e quindi come paese è vitale da questo punto di vista, lo stesso dicasi per l'Irak dove, come già scritto nel post precedente le multinazionali del petrolio si sono assicurate per 30 anni i diritti di sfruttamento, per quanto riguarda la Somalia bè basta guardare la cartina per comprendere subito perchè sia importante insieme all'Etiopia e il resto del Corno d'africa, si trovano all'imboccatura sud dello spazio di mare che porta al Mediterraneo da un lato e all'oceano indiano dall'altro ossia un dei transiti commerciali più importanti del pianeta e chi controlla quell'area davvero controlla l'intera area che va dal mediterraneo all'India. Dal punto di vista politico l'Amministrazione si gioca molto della sua immagine se riesce a non uscire scappando da queste aree di crisi e di conseguenza di fronte al mondo islamico di cui si è alienata la già poche simpatie della gente (mentre dei regimi è cosa diversa visto che si reggono anche grazie ai dollari) della strada dato il fallimento della politica fallimentare adottata: quindi la parola d'ordine è tenere duro e lasciare le patate bollenti alle future Amminstrazioni (di segno democratico) lasciandosi dietro una scia di rancori e odio non idifferente. L'evoluzione purtroppo non lascia ben sperare per cambiamenti più radicali nè viene mostrata la minima attenzione alla popolazione che rispetto a com'era prima ora sta sicuramente peggio e di questo ha ormai capito chi deve ringraziare. Se poi aggiungiamo allo scenario lo scontro sempre più aperto con l'Iran (spalleggiato da Cina e Russia) e la questione mai risolta di Israele e dello Stato palestinese vero punto focale del medioriente vediamo come la pochezza di questa politica ha non solo le gambe corte ma è stata oltremodo deleteria proprio per gli interessi occidentali che ormai sono compromessi e hanno perso credibilità. E' così solo che si può spiegare la mossa del nostro Ministro degli esteri che si è allineato all'Europa, allontanandosi da quella avuta dal Governo precedente, alla ricerca di un diverso modo di approcciare con quelle aree da cui dipendiamo per tanta parte della nostra economia e dei nostri interessi.

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