E' iniziata con una cena la discussione delle riforme sociali fra Governo e le parti cointeressate e già ci sono dei punti che si evdenziano. Innanzitutto la differenza di orizzonti: da un parte le parti sociali che spingono per lo status quo con qualche rivisitazione e qualche limatura su alcuni aspetti non preponderanti ma comunque incisivi delle tematiche sul tavolo, dall'altra il Governo che invece dev'ottemperare alla pressioni di confindustria e commissione europea per un'indirizzo deciso verso quelle che queste due organizzazioni chiamano riforme in realtà verso l'impoverimento, presente e futuro, dei pensionati e la ricerca spasmodica di fondi privati che li mette a rischio dei mercati e degli dquali che vi navigano. Sia chiaro da entrambe le parti il fronte non è compatto ci sono moltissime sfumature e punti di partenza con posizioni che vanno dalla chiusura a toccare i rendimenti e mantenere lo stato attuale fino alla concertazione cislina che apre il tavolo a tutto campo stando attenta a non farsi scavalcare a sinistra; lo stesso dicasi nella compagine governativa dove alle posizioni del Ministro Ferrero (pensione a 57 per gli operai e scalino graduale con copertura del buco con i ricavi delle maggiori entrate) ai liberisti (o riformisti ma mi viene male definirli così perchè in genere con questo termine io associo qualcosa che migliori effettivamente le condizioni dei cittadini non qualcosa che li impoverisca ulteriormente e ne metta i risparmi da TFR nelle mani di banche ecc.) che vogliono "aprire" tutto e su tutto in nome di un malinteso senso del mercato (dove mercato non ci dovrebbe essere) mantenendo per se e per la propria casta i privilegi (no questi non si toccano, vero? ad esempio la norma, simbolica, della tassa sulle pensioni d'oro dov'è? non is sa....). Dove si andrà a parare è già scritto nel DPEF e il modo solo che dovrà essere deciso e la sua gradualità, e noi futuri pensionati lo sappiamo solo che come le cicale preferiamo continuiamo a cantare non si sa perché mentre le formiche ci levano le sicurezze da sotto i piedi. Non è vero che è necessario per le future generazioni perchè se solo si facesse una seria politica contro l'evasione contributiva e la separazione dell'assistenza (da passare sulla fiscalità generale) e la previdenza si allontanerebbe la cosiddetta crisi contributiva di un bel pò e molte chiacchiere sarebbero superflue, in realtà è il concetto di solidarietà ad essere uscito dal lessico perchè oggi nessuno vuol cacciare un'euro in più per i disagiati e con l'evasione totale che ci ritroviamo il gioco è fatto, tant'è che proprio la base contributiva si è ristretta e di conseguenza ha ristretto i margini operativi mentre invece si doveva allargarli a tutti, ma si sa le cicale non pensano al futuro........ Ogni giorno di più questo governo partito con un programma ne sta mettendo fuori un'altro peggiore di quello precedente e soprattutto senza soluzione di continuità
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