Si parla e riparla di pensioni, le voci si rincorrono i sindacati fanno la faccia (finta) feroce, parte la pubblicità della pensione alternativa (che in altri paesi dove è stata attuata, come in UK, ci sono tante di quelle proteste sul livello reale di questi fondi d'investimento che si rivelano solo per quello che sono ossia un rastrellamento del risparmio con poche garanzie di vedere mantenute le promesse, e le premesse iniziali), si rinuncia ai disincentivi (attenzione, però, mai dire mai), insomma c'è un gran giro di parole al vento ma nessuno guarda al fatto reale: c'è una commissione che sta decidendo sui tassi di aggiornamento dei contributi (in base alla riforma Dini) e sono quelli che determineranno la pensione. I tassi sono fondamentali perchè se rimangono come sono ora potremmo sperare in pensioni appena dignitose, sennò saranno da fame: come si dice nel film "L'onore dei Prizzi" sono solo affari nient'altro. Quello che mi da noia è invece l'humus culturale su cui si sono innestate in questi anni tutte le discussioni: il cosiddetto conflitto generazionale. Già perchè è questo il vero problema, lo Stato e i politici che lo rappresentano su questo hanno puntato per imporre una svolta al mondo del lavoro in senso liberistico. Qualcuno ricorda quando si parlava della riforma Treu? Si diceva già allora che i giovani si dovevano adeguare al mutamento della realtà mondiale, che si dovevano scordare il posto fisso e giù con l'elencare i benefici futuri e presenti delle occupazioni "flessibili (alias precarie)" il tempo a disposizione ecc. in realtà c'era fortissimi interessi nazionali e internazionali di carattere economico che spingevano per rompere il tabù del posto fisso (non del posto a vita che non è mai esistito), della pensione sicura ecc solo perchè serviva manodopera a basso prezzo, possibilmente non sindacalizzata, in conflitto con le rpecedenti generazioni e con gli extracomunitari.... e quale miglior argomento tirare in ballo se non quello del conflitto generazionale? Figli contro padri; giovani contro maturi; lavoratori che mantenevano i pensionati e via cantando. In realtà non è così, i fondi pensione al netto dell'assistenza, che paga l'Inps (che a mio parere dovrebbe pesare sulla fiscalità generale e non sui soli lavoratori), sono in verde (ossia in attivo) e il tasso di pensionamento e pari a quello degli altri paesi. Allora dov'era il problema? Semplice, eliminare le garanzie. Allo Stato in perenne deficit, che la classe dirigente non è stata in grado di eliminare, così come gli errori che sono stati commessi, sono sempre stati fatti pesare sui lavoratori e sulle categorie a reddito fisso. In poche parole loro sbagliano noi paghiamo. Loro hanno in mente il sogno americano noi, che quel sogno non abbiamo, lo paghiamo. Loro che usano i contributi per sanare il deficit dello Stato per i loro scopi, noi paghiamo. E per quanto riguarda le industrie siamo lì in quanto se è vero che un'operaio a 50 anni è esperto ma ha il "piccolo" difetto di avere i contributi alti e quindi zakkete alla prima ristrutturazione fuori, via al suo posto qualche extracomunitario (per carità non è colpa loro, nè il mio razzismo, questo si chiama costo del lavoro nel libero mercato), qualche ventenne assunto a bassa contribuzione ed il giochetto è fatto: per fare questo si doveva far dimenticare il posto fisso e la pensione così come l'hanno conosciuta i nostri padri. Una volta si diceva che quelli che lavorano pagavano la pensione a quelli prima di loro, ora invece quando andrò in pensione io nessuno lavorerà per la mia; manca il ricambio generazionale e di conseguenza si restringe la base contributiva. Ecco quindi la disperata rincorsa alla elevazione dell'età pensionalbile (con tutte le scuse di questo mondo), le riforme che abbassano la pensione statale in favore di quella complementare (su cui si concentrano gli appetiti di squali assicurativi, bancari e perchè no sindacali), ecco in una parola il conflitto generazionale per cui sarebbe colpa nostra se i nostri figli non trovano lavoro come sarebbe colpa nostra se non accettiamo di fare buon viso a cattivo gioco sulle pensioni. Ma sono, a dir poco, bugie perchè in realtà il problema è sempre lo stesso: messi in salvo i privilegi delle categorie sociali, politiche ed economiche tutti gli altri ne pagano le conseguenze di dissennate politiche economiche che non guardano al futuro di una nazione ma solo al profitto di breve periodo ossia meglio luovo oggi che la gallina domani. E' il mercato chi ha peso decide gli altri tirano i soldi fuori dalle loro tasche se cosotoro che decidno per noi fanno qualche fesseria. Tanto i soldi non sono loro ma nostri quindi che glie frega?
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