Come l'anno scorso riesplode la guerra del gas che rischia di lasciarci al freddo per quest'inverno (e meno male che forse se non sarà così sarà dovuto solo all'anomala stagione che stiamo vivendo) stavolta fra Bielorussia e russia. Con il crollo dell'URSS i paesi confinanti avevano acquisito un certo grado di libertà (alcuni hanno aderito, o chiesto di farlo, alla NATO o alla UE) rispetto al passato dove invece erano inquadrate nel regime, e la dipendenza da Mosca in materia energetica è rimasta lì per anni e ora, in seguito alla linea "neo-imperiale" del nuovo zar rischiano di rientrare in quella zona grigia e subire il ricatto del gas. Ucraina, Bielorussia, Moldova, Georgia si trovano nella condizione di subirlo e pagare a caro prezzo le loro scelte. Riflettete: acqua, gas, petrolio, tutte risorse essenziali per lo sviluppo e la vita chi le controlla non ha bisogno di creare imperi o stati basta avere in mano il "rubinetto" e decidere di chiuderlo se non si paga il dovuto (o almeno ritenuto tale). Mi chiedo quanti anni passeranno prima che esploda il risentimento della gente e di conseguenza entrino in crisi interi Stati stretti come sono fra le richieste di quest'ultimi e le pretese dei fornitori di energia, e quanto tempo ancora manchi prima dell'esplodere di guerre (anche nucleari) per spezzare l'accerchiamento o evitare pericolosi concorrenti oppure ancora per accentrare ancora di più il controllo di queste vitali risorse in mani di pochissimi stati se non uomini. Pensate davvero che la tiritera con l'Iran (produttore di petrolio e gas) sia solo dovuta alla sicurezza e libertà di un paese in una regione importatissimo snodo di oleodotti e gasdotti?
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