domenica 23 settembre 2007

Riforma elettorale: dialogo fra i poli? no, grazie


Il Ministro Amato ha lanciato un'idea: una convenzione per decidere come cambiare il sistema elettorale. In tempi normali dove la riconoscibilità e la legittimazione sono la regola andrebbe anche bene, ma in questi momenti no. Dopo cinque anni dove il Polo ha imperversato facendo il bello e il cattivo tempo scontrandosi, praticamente, con tutti i poteri costituzionali e le organizzazioni sociali, promulgando leggi ad personam e inventando la finanza creativa, dove, grazie ad un colpo di coscienza sociale, gli italiani ne hanno respinto il tentativo di una riforma costituzionale che avrebbe distrutto il paese: no grazie. Anche il cosiddetto centrosinistra non è stato da meno: ha inserito alcuni commi che cancellavano i reati finanziari davanti alla Corte dei Conti, ha promulgato l'indulto, ha "procreato" una finanziaria monster in linea con quelle precedenti per obiettivi sociali colpiti, ha mostrato moderazione con il rais del Polo laddove avrebbe dovuto invece insistere per mosse incisive (iniziando proprio dalla cancellazione delle leggi promulgate dal precedente Governo) e riportando la legalità laddove essa era stata violata, scegliendo invece la strada del dialogo ha scelto la sua fine come credibilità davanti ai suoi elettori, e soprattutto mostra la corda della incapacità di essere faro di richiamo per coloro che, pur delusi dal governo precedente, avevano scelto il male minore. E la proposta va ad inserirsi proprio in questo filone mettendo la mano in bocca allo squalo e sperando che non gli venga staccata............Ma la linea politica dov'è? E il programma concordato? Si ha a disposizione una bussola o si va a naso? Hanno ragione gli studiosi come Edelman che parlando di "spettacolo della politica" affermano che nei sistemi a democrazia matura e liberale i problemi sono costruiti solo per legittimare il sistema e non per risolvere le questioni di base che se davvero affrontate questo sistema lo farebbero crollare in meno di un giorno? Un'esempio: la questione del lavoro. Essa nel nostro paese è oggetto di riforme, controriforme, accordi sindacali, articoli di professoroni ecc. da cui scaturiscono puntualmente "topolini" che non tagliano alla radice il problema ma sono solo panacee che alla lunga non fanno che aggravare il disagio dei giovani. In realtà per eliminarlo si dovrebbe ssere in una economia, sempre capitalistica, ma pianificata dove oltre che ad un ricambio generazionale quasi imposto dovrebbe associarsi ad esso un mercato del lavoro regolamentato strettamente con sanzioni per chi fa il furbo: ebbene se davvero accadesse questo gli imprenditori in una notte scapperebbero via, e i politici si troverebbero a corto di voti e clientele, nonchè lo Stato sarebbe così a corto di soldi da rischiare la bancarotta per le rivolte fiscali di coloro che fino a quel momento pagavano tasse (poche o tante che fossero) solo perchè non voleva che cambiasse nulla, e ad un ceto (che conta molto più dei voti dei milioni di voti che prenderebbero di coloro che ne sarebbero beneficiati) medio che protesta e che è quello che determina la vittoria di questo o quello schieramento come si fa a dire di no? Visto che è la parte attualmente dominante della società e che esprime la classe dirigente sia politica che economica il sistema crollerebbe.......

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