domenica 23 settembre 2007

L'ammissione della sconfitta

Pur ammettendo che in Iraq le cose vano e che sono stati fatti errori, anche grossolani di valutazione, aumentando, e non diminuendo, la spinta terroristica, il Presidente Bush ha spiegato il proprio piano per il futuro: altri soldati inviati (si parla da 20 mila ai 30 mila uomini) e nessuna exit strategy. A me personalmente pare un pò poco per una nazione stanca e avvilita dagli insuccessi militari dell'Amministrazione che è poco attenta ai problemi economici interni che invece si fanno sempre più pressanti per i comuni cittadini americani, rispetto all'ansito di libertà (del tutto da dimostrare) del mondo arabo dopo l'aggressione all'Irak. I democratici già hanno fortemente protestato per essere stati scavalcati e lo scontro fra Congresso e Amministrazione rischia di diventare al calor bianco, anche perchè i fondi è il Congresso che li stanzia, come anche le critiche che sono piovute dalla comunità internazionale, sia per l'irak che per la Somalia, non sembrano aver scalfito "la granitica" certezza del Presidente americano. Sarà perchè i suoi alleati sauditi sono preoccupati dall'aumentata influenza iraniana nella Regione (noti sono le "amicizie della Famiglia Bush con lor e anche gli affari), sarà perchè non si vuol ammettere di aver fatto un'errore storico che forse a pensarci bene errore non è stato perchè "serviva" agli scopi politici del momento avere un nemico da abbattere (com'è noto agli americani serve sempre un nemico sia interno che esterno sennò cominciano a guardarsi fra loro e qualcuno potrebbe accorgersi e a doversi misurare e confrontare con una realtà che ha oltre 50 milioni di concittadini sotto la soglia di povertà e che è in continuo aumento e con pochissimi ricchi che detengono il 70% della ricchezza nazionale), e creare per il futuro le condizioni per il controllo delle risorse mondiali da un lato e dall'altro la nascita e crescita di futuri nemici di "convenienza". Un'altro aspetto da valutaer e che fra un'anno circa ci sono le elezioni Presidenziali e non credo di scoprire molto se s'intravede la volontà di "scaricare" sulla futura amministrazione le rogne che l'attuale ha creato. Insomma, come dice nel film "dune", l'imperatore ha progetti e dentro a essi ha altri progetti che perseguono fini che credo poco hanno a che vedere con il benessere e la felicità dei suoi stessi concittadini e molto hanno a che vedere con interessi economici e strategici sia di famiglia che delle multinazionali.

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