domenica 23 settembre 2007

L'ex terrorista e la giustizia a due sensi

Susanna Ronconi ex brigatista ed ex di prima linea condannata per terrorismo, ha pagato il suo debito con la società, condannata a 12 anni di carcere e scontata la sua pena ha poi lavorato con il gruppo di Don Ciotti a Torino, diventando col tempo un'esperta in materia di droghe (tanto da aver fatto varie pubblicazioni ed interventi sulla materia) tanto da entrare nella Consulta nazionale sulle tossicodipendenze come rappresentante del Forum droghe, e subito è partita la polemiche della destra sulla opportunità che un ex terrorista (non è la prima volta già altri collaborano con istituzioni ed enti pubblici e privati senza che nessuno abbia battutto ciglio) faccia parte di un'organo statale, sia pur consultivo, battendo sul tasto etico e morale. Ora pur condannando quanto ha fatto in passato la Sig.ra Ronconi senza se e senza ma come ho detto sopra ha pagato il suo debito con la società e con lo Stato e quindi è una libera cittadina che ha acquisito delle capacità professionali che lo Stato ha deciso di valorizzare: dov'è il problema? Chi parla puntando il dito dovrebbe ragionare guardando prima in casa propria, vistoche in materia di etica non si brilla proprio direi, ai tanti accusati e processati (qualcuno condannato con sentenza definitiva, altri salvati dalla prescrizione modificata di proposito, altri in odore di "frequentazioni" che dire poco chiare è dir pochissimo, altri ancora "indultati", e potrei continuare parlando di qualcuno che pur colpevole ma per cavilli procedurali si è visto annullare la sentenza e ricominciare da capo il processo che si aprirà e chiuderà un minuto dopo per prescrizione, ecc), indagati che ci sono in casa, alle leggi fatte che garantiscono impunità e salvezza garantita, tanto che in galera ci vanno solo i poveracci che non si possono permettere l'avvocato di grido, e solo per sete di rivalsa politica alza la voce per una cittadina che dopo aver pagato il debito si è guadagnata il diritto ad una vita normale e al riconoscimento al lavoro. Se ha i titoli che faccia il suo lavoro, se ha un passato oscuro ha pagato per esso cosa si vuole, che a vita rimanga in ombra? Qui risiamo alla solita solfa sul moralismo benpensante di giornata e a senso unico che serve solo a far confusione ma non muove un dito per il disagio di giovani e famiglie a seguito del loro governo fallimentare. Ricordo a costoro che la nostra Costituzione (tanto deprecata dalla elite politica) prevede il recupero del detenuto e quindi la pena detentiva è finalizzata sì a passare, in seguito a reato un tot di anni in carcere, ma a fini di reinserimento a pieno titolo nella società, non la morte civile.guardate un pò chi è diventata questa donna e cittadina a questo link:http://www.lua.it/chi/persone/ronconi.html Capisco le vittime del terrorismo che possono protestare ma sono i soli che ne hanno diritto davvero perchè l'hanno vissuto sulla loro pelle e quella dei loro familiari ma altri no

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